Jane Goodall è “venuta a trovarci”!

Qualche giorno fa, verso la fine della settimana dedicata al Rosadigitale, ho portato in classe una storia di scienza tutta al femminile. L’anno scorso, insieme ai bimbi dell’Istituto Suore Domenicane di Quarto, avevamo raccontato la vita di Pulcina, un piccolo uccellino che voleva diventare astronauta, dimostrando a tutti che anche le femmine possono raggiungere i sogni più ambiziosi.

Quest’anno, invece, all’Istituto Comprensivo Quinto-Nervi è venuta a farci compagnia Jane Goodall, la signora degli scimpanzé! 

Dopo aver parlato della differenza tra donna scienziato e uomo scienziato, differenza che non dovrebbe esserci ma che, purtroppo, ancora c’è, abbiamo guardato un video.
La storia di Wounda è il viaggio che uno scimpanzé, salvato da Jane Goodall quando ancora era un cucciolo, ha fatto attraverso la fase della crescita, della guarigione e della liberazione nel suo habitat naturale. Un percorso di attenzione, cura, scienza e, come si vede bene nel video, anche di affetto, da entrambe le parti.
I bambini sono rimasti molto affascinati dalla storia di Wounda e Jane e, almeno per un attimo, hanno abbandonato  l’idea che un uomo sia più forte e portato per il successo rispetto a una donna. Un pensiero molto duro, adulto, ma che purtroppo tende a essere radicato anche nei più piccoli.

Dopo aver visto il filmato abbiamo parlato della differenza tra scimpanzé e gorilla, delle loro abitudini, del loro aspetto.
E la robotica – vi chiederete – dove è andata a finire?
Eccola nella foto quassù!

Visto che ormai il gruppo si muove con facilità all’interno del software Lego WeDo 2.0. abbiamo costruito un gorilla partendo da una base semplice, assemblata seguendo le istruzioni e aggiungendo solo alla fine i pezzi indispensabili per trasformare “lo scheletro” in un gorilla. Ogni gruppo ha fatto piccole (e molto be accette!) variazioni sul tema e ha programmato l’animale, osservandone quindi il movimento e provando a modificarlo via tablet.

Ecco che la nostra lezione a metà tra etologia e robotica è giunta al termine, regalandoci una storia e ricordandoci una cosa importante: la scienza dovrebbe essere per tutti, sempre.

 

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