Il coccodrillo come fa?

Oggi al Talent Garden di Genova si è tenuto il corso intitolato “Il coccodrillo come fa?”. Nome buffo per una lezione di robotica, direte voi, ma se continuerete a leggere scoprirete perché lo abbiamo scelto.
Ho appena finito di mangiare una meritatissima pizza dopo giorni di laboratori robotici con bambini di tutte le età. Argomenti diversi, materiali diversi, aspettative diverse ed esperienze diverse…con una grande caratteristica comune: la capacità di dimenticare il resto, per un attimo, e provare in prima persona a imparare qualcosa di nuovo.
Questa è un’abilità tipica dei bambini, che non ti ascoltano se stanno sperimentando, se un oggetto, un immagine, un animale hanno attirato la loro attenzione, se davanti ai loro occhi c’è una novità che merita concentrazione assoluta.
Oggi ogni coppia, dotata di pc con Scratch 1.4 installato, ha innanzi tutto costruito, passo dopo passo, il coccodrillo di Lego WeDo. Quando la quantità di i partecipanti è un numero accettabile la proiezione delle istruzioni sul muro è sempre un’ottima soluzione, perché permette di lavorare tutti insieme imparando a rispettare i tempi dei compagni e a non perdersi per strada.
Dopo aver discusso sul vero nome del personaggio “Hungry Alligator” e sulla differenza tra coccodrilli e alligatori (ai bambini, ricordate, non si può nascondere niente!), abbiamo cominciato la programmazione del nostro personaggio.
Cosa mangia il coccodrillo? Le api? I bufali? Le formiche? Le zebre? Gli scarafaggi? I pappagalli? Le persone? Gli elefanti?. Ogni coppia ha scelto una “preda buona”, uno sprite cioè che rientrasse tra i cibi possibili per un coccodrillo e una “preda cattiva”, ovvero un personaggio che non fosse tra le pietanze gradite. Una volta presa questa importante decisione, abbiamo programmato il coccodrillo in modo che quando veniva selezionata la preda appetitosa le fauci si aprivano e chiudevano mentre sullo schermo comparivano esclamazioni come Yumm! o Gnammy!. Al contrario, quando per esempio si cliccava sull’immagine della formica, il coccodrillo apriva la bocca ma non la richiudeva e sul monitor appariva il fumetto Bleah!. Abbiamo inoltre scelto, tramite la funzione “suoni”, di inserire alcuni rumori a tema, che rendessero l’azione più reale possibile.
In un’ora e mezza abbiamo davvero fatto tante cose, soprattutto considerando le differenze d’età (da Sophie 5 anni e mezzo a Pietro 12 anni) e le diverse esperienze pregresse nel mondo della robotica. Non ci resta dunque che riposarci e darvi appuntamento al prossimo laboratorio!
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L’ha ribloggato su Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino).