Fare corsi

Fare corsi è incontrare persone, diverse da me ma tutte con lo stesso entusiasmo.
Fare corsi è essere accolti dai ragazzi dell’associazione ligure Sindrome X fragile con un sorriso grande così e mangiare gli gnocchi al pesto anche quando sei sazio, perché sai quanta fatica sono costati.
Fare corsi è vedere che le cose non funzionano, e cercare di ripararle, non smettendo di sorridere.
Fare corsi è uno dei partecipanti che ti gira l’ipad e ti dice “il Genoa ha segnato” e ti fa vedere il goal di Iago Falque (che poi non è servito a pareggiare, ma fa lo stesso!)
Fare corsi è non avere mai una pausa, perché vorresti dedicare ai tuoi “studenti” tutto il tempo possibile.
Fare corsi è spostare i mobili di Villa Lanza per farci stare tutti.
Fare corsi è salutare alla porta i partecipanti nella speranza di rivederli tutti con progetti nati direttamente dal corso.
Fare corsi è capire che alcuni partecipanti non useranno nulla di quello che gli hai detto e così ti senti un po’ perduto, e speri di riuscire a dire o a fare almeno una cosa che serva.
Fare corsi è mettere un po’ di musica, di quella che hai scoperto piacere ai “tuoi studenti”.
Fare corsi è mettersi al fianco e non dinanzi. Ma quanto è difficile.
Fare corsi è mangiare la torta della mamma di Stefano.
Fare corsi è ricevere un regalo di Lego dal figlio di una delle partecipanti. (vedi la foto che accompagna il post)
Fare corsi è ricevere in regalo la conoscenza degli altri.
Fare corsi è raccontare storie. La tua e quella dei partecipanti.
Fare corsi è raccogliere quelle storie, starci dentro e portarle con te.
Fare corsi è difficile. Ed è bellissimo.